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CIMICE ASIATICA: cos’è e rimedi

Le cimici asiatiche o cinesi (Halyomorpha halys) sono state solo recentemente “importate” involontariamente dall’oriente e da noi hanno trovato un ambiente privo di predatori in cui proliferare. Questo disastro ecologico lo possiamo toccare con mano nelle ultime estati, quando hanno iniziato a comparire invasioni di questi parassiti negli orti, nei frutteti e persino nelle abitazioni. Come forma e dimensione sono molto simili alle cimici verdi, differiscono sostanzialmente per colore: la cimice asiatica è di colore marrone spento. Anche nel comportamento e nelle abitudini possiamo associare le cimici cinesi a quelle locali verdi.

Le cimici fanno danno alimentandosi, infatti questo insetto mangia parti di pianta e frutti.

Danni alle piante e ai frutti. La cimice attacca la pianta nutrendosi della sua linfa, pratica delle punture da cui succhia il liquido. Quando attacca il frutto in particolare rovina il raccolto. Le tracce degli attacchi delle cimici sulle piante si riconoscono dalle punture che l’insetto adulto crea sulle foglie, provocando tacche clorotiche e facendo seccare i tessuti vegetali.

Complicazioni ulteriori. Se le punture di questi insetti su foglie e frutti sono un danno prevalentemente estetico i problemi che portano le cimici non finiscono qui, le lacerazioni dei tessuti vegetali che provocano infatti sono frequenti vettori di malattie virali, funginee e batteriosi.

Durante l’estate da giugno, le cimici producono tre o quattro generazioni. Per questa capacità riproduttiva il fastidio che causano all’agricoltura in genere aumenta nei mesi di luglio e agosto, con il proliferare dell’insetto.

Pero, melo, drupacee (pesco soprattutto) ma anche actinidia, nocciolo, olivo e vite sono le colture più colpite da questa specie polifoga. I frutti colpiti non sono più commercializzabili sia per il danno estetico che per l’alterazione della qualità e questo si traduce in una perdita economica ai danni dell’azienda agricola.

Ecco la nostra proposta contro la cimice asiatica.



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